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IL BANDITISMO NELLA TERRAFERMA VENETA di Giuliano Graziussi (Vivere a Venezia, Luglio-Settembre 1992; Veneto Ieri Oggi e Domani, n°33 Ottobre 1992)

 

 

 

 

 

Attraverso un attento esame delle leggi e dei provvedimenti emanati dal Senato e dal Consiglio dei Dieci, i due supremi organi politico-giudiziari veneziani, si rileva lo stretto legame tra l'emergere spesso violento di una criminalità organizzata in bande armate e il fenomeno del banditismo (da intendere come fuoriuscitismo). La Repubblica Serenissima, nel XVI secolo, utilizzò sempre più frequentemente la pena del bando, essendo priva di efficaci strumenti repressivi, con la conseguente espulsione di elementi ritenuti eversivi: coloro che venivano ritrovati nei territori da cui erano stati banditi, potevano essere uccisi impunemente. Ma ciò alimentava il fenomeno della criminalità, anziché arrestarla. All'ondata di violenza criminale provocata dal fuoriuscitismo bisognava contrapporre altra violenza, adottando provvedimenti che apparivano alla classe dirigente veneziana sempre pili inseparabili dalla sicurezza dello Stato e di una società profondamente segnati da laceranti conflitti e contraddizioni. Il 20 maggio 1580 venne discusso e posto ai voti in Senato un provvedimento riferentesi all'ordine pubblico della Terraferma veneta. Le bande armate di Francesco Bertazzolo e di Ottavio Avogrado razziavano impunemente i territori lungo i confini del Veronese e del Bresciano, violentando e saccheggiando; situazione analoga si presentava lungo i confini meridionali, nel Polesine, con le scorribande dei fuoriusciti dello Stato Pontificio. Con il provvedimento suddetto, il Senato affidava poteri eccezionali ai Rettori di Terraferma, con la possibilità di procedere sommariamente contro le bande dei fuoriusciti, servendosi di contingenti di ordinanze, con il potenziamento delle Compagnie di campagna e con la collaborazione degli Stati confinanti. "... Volemo dunque che per fare questa esecutione quanto prima, oltre al mandar subito fuori il vostro capitano di campagna et altri vostri officiali per prendere et ammazzare i suddetti tristi, dove intendeste che si ritrovassero, habbiate a valervi anco di quel numero di huominj di ordinanze colli loro capi che sarà necessario per haverli nelle manj et ammazzarli ancora quando facessero resistenza, intendendovi bene colli rettori che confinano colla vostra giuriditione, perché in caso di bisogno mandino i loro capitani di campagna et altri officiali ad accompagnarsi colli vostri et essendo preso uno o più vivi sopra il luogo li castigherete anco in pena di morte formando processo summariamente... Quelli de detti scelerati che fuggiranno, proclamati prima che li haverete et non comparendo bandirete di tutte le città, tene et luoghi del Dominio nostro... con quella taglia che vi parerà, confiscando anco li loro beni secondo la qualità del delitto... castigando parimenti quelli che havessero intelligenza o partecipazione colli detti scelerati...". L'assunzione da parte del Senato del compito di reprimere il banditismo esprimeva anche la presa d'atto che ormai era il momento per procedere ad una riforma radicale del Consiglio dei Dieci, il massimo organo politico politico e giudiziario, privandolo di tutti i poteri che nel tempo aveva accumulato, riportandolo alle originarie funzioni giudiziarie. L'operazione correttiva si concluderà due anni dopo: nel 1582 il Consiglio dei Dieci sarebbe diventato un organo politico-giudiziario "puro". La repressione del banditismo si presentò dunque come occa¬sione per una profonda riforma istituzionale che comportasse la definizione di un organo politico-giudiziario, perno di un'attività giudiziaria centralizzata.

Ma veniamo alle cause che originarono il fenomeno del furiuscitismo. A partire dagli anni '20 e '30 del '500 si registrò un incremento demografico senza precedenti, con enorme espansione dei nuclei urbani, culminato negli anni '60, in coincidenza con un'espansione economica corrispondente alle nuove esigenze. Seguirono le gravissime congiunture agrarie del 1559-1560 e del 1569-1570, conseguenza dei cambiamenti climatici avvenuti nella seconda metà del cinquecento, quindi i mezzi di sussistenza risultarono insufficienti per una popolazione così numerosa. Nei primi anni '70 la guerra di Lepanto, con il conseguente aggravio fiscale, peggiorò la situazione, già molto precaria, caratterizzata da una forte inflazione, dall'aumento dei prezzi e dalla penetrazione fondiaria dei ceti nobili della città. Questo terremoto economico-sociale aveva fortemente influito sull'organizzazione delle comunità rurali della Terraferma veneta, in quel momento più che mai permeabile alla penetrazione di elementi estranei (nobili), che acuì le conflittualità del mondo contadino: frequenti furono, nella seconda metà del '500, le sollevazioni, spesso violente e distruttive. Infatti, una delle conseguenze   più  rilevanti   e sgradevoli della penetrazione fondiaria cittadina in campagna era l'imposizione fiscale. Comunque, la posizione della classe dominante veneziana nei confronti delle comunità rurali non fu certo passiva, con l'invio sul posto di Sindaci Inquisitori, per reprimere gli abusi e ripristinare la legalità e con la formazione dei Corpi Territoriali. Questa attenzione particolare da parte della Serenissima era motivata dalla consapevolezza della necessità di un intervento diretto a impedire la rottura di determinati equilibri di forza, regolanti la vita del mondo contadino, che potesse provocare l'incremento del fenomeno del banditismo.

La congiuntura economica del 1569-1570 causò un impoverimento delle popolazioni rurali di tutti gli Stati italiani, con conseguenti movimenti migratori, che motivarono i tanti interventi contro il vagabondaggio: era prevista la pena della galea a chiunque venisse ritrovato a questuare sia a Venezia che nel resto dello Stato. Con legge 10-2-1568, emanata dal Consiglio dei Dieci, s'intimava a tutti i vagabondi "che non cavano il loro viver et vestir o da sue entrate o da qualche esercitio et arte "di uscire dallo stato. La legge esprimeva il rapporto tra l'immigrazione e il nascere di manifestazioni criminose; ormai l'equazione: fenomeno del vagabondaggio - "bravi" - banditismo era un dato di fatto. Nel Bresciano imperversavano "seditiosi scandalosi vagabondi che van servendo per bravi". La figura del bravo era ormai ufficializzata e a lui si attribuivano "le violentie, homicidij et scelerità", compiuti sia a Venezia che in Terraferma. Tutti i provvedimenti legislativi emanati dal Consiglio dei Dieci sino al 1580 erano il frutto dell'adeguamento alla situazione del momento e non avevano alcuna funzione di prevenzione: non c'era un chiaro disegno politico-giudiziario. La prassi giudiziaria, nonostante l'invio di "stradiotti" nel 1549 e il divieto ai banditi di liberarsi uccidendone altri e l'istituzione dei Capitani di Campagna nel 1553, aveva il suo fulcro nella pena del bando. Dal 1580 in poi, la politica repressiva si fece più efficiente, con la già ricordata trasformazione del Consiglio dei Dieci in organo unicamente politico-giudiziario, supremo organo di tutto lo Stato, operante attraverso la delegazione ai Tribunali di Terraferma. Il Consiglio dei Dieci legiferava su materie che attenevano l'ordine pubblico, come appunto il banditismo e le armi da fuoco; come organo politico controllava l'attività dei rettori della Terraferma e le suppliche dei sudditi e gli organi supremi (Collegio, Signoria, Consiglieri).

E fu il Senato, con l'informazione preventiva del Collegio o della Signoria, ad essere investito della funzione di procedere all'immediata repressione e alla sua organizzazione. Per fronteggiare le bande di Ottavio Avogadro e Francesco Bertazzolo, vere e proprie primule rosse che imperversavano con le loro bande nel Bresciano e nel Veronese, dediti a "homicidij, assassinamenti sì alla strada pubblica, come a strade particolari, ladronezzi, violentie, sodomie", il Senato, nell'aprile 1584, eleggeva un Provveditore Generale contro i fuoriusciti: Paolo Contarini, dotato di poteri eccezionali. Bertazzolo venne catturato e impiccato sul posto, mentre Avogadro riuscì a fuggire in Francia. Il fuoriuscitismo imperversò ancora per molti anni, costringendo le Istituzioni ad emanare ulteriori provvedimenti al fine di contenere il fenomeno e limitare la criminalità.

per maggior informazioni: palagraziussi@tin.it

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