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NON E' RIMASTO UN SOLO GIARDINO NELLA SUA VESTE ORIGINALE di Giuliano Graziussi  (Speciale Vivere a Venezia, Luglio-Dicembre 2000)

Giardino e chiostro antico della scuola vecchia della Misericordia

 

Giardino Querini Stampalia, particolare

 

Giardini Reali

Traiamo spunto per queste riflessioni sul paesaggio e giardino nel Veneto, dal recente convegno organizzato dall�Ordine Architetti di Venezia e Provincia e promosso e ideato dal suo Presidente Gianfranco Vecchiato tenutosi a Mestre presso la C.I.S.L, Veneto il 10 novembre con il titolo quanto mai significativo �GLI ALBERI. L�AMBIENTE URBANO E IL TERRITORIO. PROBLEMI E PROSPETTIVE�. Poneva sul tappeto "verde", argomenti di estrema attualit� e delicatezza. Abbiamo quindi voluto ricucire gli aspetti storici che ne costituiscono la naturale premessa, Ettore Merkel li illustra con garbo e anche con qualche nuovo cenno di cronaca. Per accennare in queste righe al tema del giardino e alle sue origini remote, sin dal 1300 nel Veneto, i medici e i botanici cercavano di accaparrarsi le piante pi� rare e con notevole difficolt� riuscivano a coltivarle nel proprio orto botanico differente dall�orto conventuale negli stessi secoli, che mostrava le coltivazioni di frutteti e erbe aromatiche tradizionali. Dal primo Cinquecento muta radicalmente il concetto del giardino, senza per altro che le tipologie precedenti siano completamente soppresse. � il patriziato veneziano con la politica espansionistica verso la Terraferma che comincia ad apprezzare l�uso della campagna e lo stare in villa. Vengono chiamati gli architetti pi� celebri come il Palladio, ad ideare scenografie di giardini complementari all�architettura delle ville, allo scopo di attrezzare gli spazi verdi secondo le pi� diverse funzioni. In villa si esegue musica e si recita all�aperto sfruttando la scenografia preesistente del giardino: le sculture, i viali, il cielo e, se c�erano, la luna e le stelle, improvvisando dei canovacci di commedie. Carlo Goldoni ne era il pi� delle volte l'autore.

I giardini veneziani e veneti, avevano una caratteristica particolare. Riprendevano la corte medievale, il verde parterre spianato, il vialetto pergolato del percorso centrale, e le alte mura di cinta perimetrali. La parte terminale del giardino era caratterizzata da un cenno scenografico con al centro un portale, una loggia oppure una fabbrica bassa e modesta adibita a serra o casino, generalmente affacciati sull�acqua di un canale interno e riservato.

Lungo i muri si coltivavano alberi da frutto o piante medicinali di provenienza orientale, esotica e successivamente anche africana. Di tutto ci�, rimangono solamente tipologie o ricordi iconografici e non � rimasto nemmeno un esempio di un giardino nella sua veste originale, come aveva voluto il committente su progetto dell�architetto. Tutti hanno subito notevoli trasformazioni. Tuttavia le piante topografiche di Venezia ce ne illustrano alcuni esempi rilevabili dal De Barbari (1500) e Ughi per il periodo Barocco.

Nel 1700, i Querini passavano lunghi periodi dell�anno nella villa di Altichiero improvvisando recite, mentre i loro antenati Paola Priuli, sposa di Francesco Querini, dedicarono ai loro ospiti intrattenimenti musicali per canto e liuto secondo lo spirito prettamente giorgionesco che in letteratura ci � stato tra�mandato dagli Asolani, di Pietro Bembo (Venezia 1505). La scenografia, di tali rappresentazioni, era quella grandiosa dei giardini di villa Querini a Mira Porte progettata dall�architetto bergamasco Guglielmo de Grigis.

Era tanto importante avere un giardino, che, chi non ne aveva la possibilit� costruiva un giardino pensile con fontane, viale, pergole e alberi come ad esempio presso l�Abbazia di San Gregorio a Venezia.

I giochi d�acqua sono fondamentali per caratterizzare significatamente tutti i giardini all� italiana: citiamo ad esempio Valsanzibio.

Il labirinto dei Pisani nella villa Nazionale di Stra � un esempio significativo di come il verde veniva impiegato anche per divertimenti e giochi di societ�.

I veneziani non usavano fare grotte all�interno dei giardini, come si nota invece nella Villa Demidoff a Pratalino presso Firenze, con la grande scultu�ra allegorica dell�Appennino in forma di gigante selvatico, del Giambologna.

Il giardino a Venezia, era di dimensioni minori e come pertinenza del palaz�zo, come luogo dei propri ozi ed intrattenimenti non come si usa oggi in pro�spettiva scenografica della viabilit� pubblica. Ricordiamo il palazzo Contarini Dal Zaffo alla Carit�, di fronte al grandioso palazzo Franchetti di Camillo Boito dotato di un giardino all�inglese che costeggia in parte il ponte dell�Accademia, l�arco marmoreo nel giardino dei Contarini, di stile protorinascimentale ai nostri occhi dal Canal Grande appare un debole filtro che separa la vista del retrostante giardino all�italiana, mentre in passato, al contrario, era una chiusura vegetale o strutturale che rendeva riservato quello spazio alla nobile famiglia.

La scenografia della porta d�acqua al fondo del giardino � coerente stilisticamente con il resto dell�edificio, non solo con l�architettura del palazzo ma anche con la struttura delle aiole o dei percorsi, spartizione geometrica del parterre, parte integrante dell�architettura stessa del giardino. Nel '900 viene a crearsi un abbandono delle aree verdi a giardino, un vero declino spaventoso, intere zone adibite esclusivamente a giardini, sono trasformate in breve tempo a squeri e capannoni per cantieristica e vetraria, e per la nuova industrializzazione che si andava a creare. Un esempio eclatante di trasformazione sono i Giardini della Biennale che prendono il posto dei giardini pubblici di Castello gi� progettati dal Selva nel 1908. La Biennale per il progresso del nuovo secolo ha contaminato in modo irreversibile la realizzazione del Selva mortificandola con l�inserimento all�interno di padiglioni per le mostre d�arte di vari paesi internazionali.

Il grande viale alberato termina ora con il padiglione Italia, il Selva lo progett� secondo il desiderio di Eugenio Beauharnais, vicer� di Napoleone Bonaparte, in funzione alle grandi parate. Il progetto attuato dal Selva, prevedeva anche un boschetto alla maniera dei giardini inglesi, laghetti, fontane e giochi d'acqua in alternanza fra loro secondo il concetto di natura arti�ficiale. Il successivo inserimento del vistoso monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi, rovin� completamente l'opera del Selva. Nel giardino romantico d�altri tempi, tutto era scelto dall�uomo, ordinato e non casuale. Quando invece l�uomo altera l�ambiente senza logica e rispetto, senza ordine, senza possibilit� di ricorso o appello per chi resta, vi � disordine e infine desertificazione.

 

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